Verità per Giulio Regeni

A PROPOSITO DEL PROCURATORE MESCOLINI

Il Consiglio Superiore della Magistratura è l’organo di governo dei magistrati italiani, che decide assunzioni, nomine, trasferimenti e promozioni, procedimenti disciplinari. Lo presiede di diritto il Presidente della Repubblica e tra i suoi 27 membri 24 sono eletti. Per due terzi (16 cosiddetti componenti “togati”) dagli stessi magistrati italiani, e per un terzo (8 componenti “laici”) dal Parlamento in seduta comune.

di Paolo Bonacini, giornalista

Il Consiglio Superiore della Magistratura è l’organo di governo dei magistrati italiani, che decide assunzioni, nomine, trasferimenti e promozioni, procedimenti disciplinari. Lo presiede di diritto il Presidente della Repubblica e tra i suoi 27 membri 24 sono eletti. Per due terzi (16 cosiddetti componenti “togati”) dagli stessi magistrati italiani, e per un terzo (8 componenti “laici”) dal Parlamento in seduta comune.

Il CSM opera per commissioni e si riunisce periodicamente in seduta plenaria. È durante una di queste, il plenum del 4 luglio 2018, mentre ancora si svolgeva il processo Aemilia nell’aula bunker del Tribunale reggiano, che il Consiglio Superiore della Magistratura votò la nomina di Marco Mescolini a Procuratore di Reggio Emilia.

Due anni dopo vengono rese pubbliche le trascrizioni di alcune telefonate intercettate nel primo semestre 2018 a Luca Palamara, allora membro del CSM e oggi messo sotto indagine dalla procura di Perugia con l’ipotesi di corruzione, nelle quali l’ex presidente della Associazione Nazionale Magistrati dialoga con Marco Mescolini. Il sostituto procuratore antimafia, che svolge le funzioni di Pubblico Ministero al processo Aemilia, ha fatto domanda per il ruolo di Procuratore a Reggio Emilia, incarico vacante da almeno un anno, dopo l’andata in pensione di Giorgio Grandinetti. Al telefono Mescolini insiste con Palamara, capo della corrente di magistrati “Unità per la Costituzione” alla quale lui stesso aderisce, perché il Plenum del CSM metta in agenda la votazione.

Oggi quelle telefonate vengono utilizzate postume per un attacco politico al Procuratore di Reggio Emilia, del quale alcuni esponenti del centro destra di Reggio Emilia e Parma arrivano a chiedere le dimissioni. Tra gli altri si distingue Giovanni Paolo Bernini, ex assessore del comune di Parma, indagato dallo stesso Mescolini nel processo Aemilia per uno scambio di favori (soldi in cambio di voti) con uno dei capi cosca della ‘ndrangheta emiliana: Romolo Villirillo. “Patto corruttivo”, dicono i giudici di Aemilia, “indiscutibilmente accertato”, benchè per Bernini abbiano poi deciso il “non luogo a procedere” per avvenuta prescrizione del reato.

Sul tema intervengono oggi CGIL CISL e UIL (Emilia Romagna e Reggio Emilia) con una nota congiunta di solidarietà al Procuratore Mescolini:

“Riteniamo necessario intervenire per esprimere la valutazione delle Organizzazioni Sindacali di fronte all’attacco in corso verso la figura del Procuratore della Repubblica di Reggio Emilia, Marco Mescolini. Attacco che prende spunto dalla trascrizione dei messaggi telefonici intercorsi tra lo stesso Procuratore e Luca Palamara, ex consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura.

Dirà la Magistratura quale incidenza potrà avere, se ne avrà, il contenuto di quei messaggi. Abbiamo certamente apprezzato l’intervento nei giorni scorsi del Procuratore volto a ribadire il profilo di autonomia e l’autorevolezza dell’Ufficio da lui guidato.

È tuttavia sconcertante registrare nel dibattito politico di questi giorni, da parte di alcuni soggetti, il tentativo di delegittimazione nei confronti del Procuratore e di tutta la Procura di Reggio Emilia. In particolare, tale campagna di delegittimazione pare volersi estendere al modo nel quale sono stati condotti l’indagine Aemilia e i successivi processi.

Le Organizzazioni Sindacali Cgil-Cisl-Uil sono parte civile in quelli e in altri processi di mafia che investono i nostri territori. Anche in questa veste abbiamo potuto apprezzare l’operato dell’allora sostituto procuratore Mescolini e dell’attività investigativa e requirente da lui svolta assieme ai colleghi della Procura antimafia bolognese.

Abbiamo la precisa convinzione che il lavoro svolto in quell’ambito sia stato fondamentale per disvelare e, speriamo, contribuire ad abbattere definitivamente il sistema ‘ndranghetista che ha attanagliato questo territorio per diversi decenni.

Il valore del lavoro svolto dai Magistrati che hanno condotto quelle indagini è confermato da una sentenza giunta al grado definitivo, nei cosiddetti riti abbreviati, e da una sentenza di primo grado nel maxi-processo celebrato di fronte al Tribunale di Reggio Emilia.

Il Procuratore Mescolini, l’insieme della Procura di Reggio Emilia e la Direzione Distrettuale Antimafia dell’Emilia Romagna, rappresentano dunque fondamentali presidi della generale azione condotta dalla Magistratura in questa regione, che richiedono di essere salvaguardati.

È pertanto con questo spirito che ci sentiamo di esprimere la nostra solidarietà al Procuratore di Reggio Emilia”.

CGIL-CISL-UIL Emilia Romagna e Reggio Emilia

Poiché al giorno d’oggi la memoria è spesso (e volutamente) corta, vogliamo ricordare che la nomina di Mescolini alla guida di Reggio Emilia avvenne dopo mesi e mesi di rinvii, nonostante l’apposita commissione si fosse già pronunciata per la scelta del suo nome. In tempi non sospetti, nel settembre 2018, in questa rubrica abbiamo ricostruito nel dettaglio quelle lunghe sedute del CSM, ascoltando le registrazioni audio e sfogliando le trascrizioni rigorosamente catalogate da Radio Radicale. Un lavoro piuttosto lungo, ma indispensabile per capire come davvero si arrivò alla scelta di Mescolini. Una scelta nella quale il ruolo di Palamara, è il caso di dirlo proprio oggi, si distinse più per i rinvii della decisione (al fine di trovare una intesa con l’altra corrente moderata di Magistratura Indipendente) che per l’accelerazione della pratica.

Vi riproponiamo i passi fondamentali di quella ricostruzione.

5 settembre 2018:      DIETRO LE QUINTE DEL CSM

“…Ma come si è arrivati alla nomina di Mescolini e cosa ha ritardato la scelta del Plenum? Le poche notizie diffuse in questi mesi non rendono bene la complessità della questione. Si è parlato dell’ampia rosa di pretendenti al posto (addirittura quindici all’inizio) per una poltrona ambita visto il rilievo nazionale che Reggio Emilia ha acquisito attraverso il processo Aemilia. Ma in realtà al conferimento dell’incarico il CSM è giunto dopo un confronto aspro e prolungato nel tempo, che però già nel mese di febbraio registrava due soli forti candidati al ruolo, rimasti a contendersi la città simbolo della penetrazione mafiosa in Emilia Romagna e del contrasto alle sue attività.

Il primo nome è appunto quello di Marco Mescolini, 52 anni, originario di Cesena, dal 2010 al lavoro presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna. Noto in tutta Italia come magistrato requirente che ha ispirato il processo Aemilia e ne ha condotto l’accusa.

Ma il secondo candidato non è da meno: Alfonso D’Avino, 62 anni, procuratore aggiungo nella più grande procura italiana, quella di Napoli, dove lavora nel pool che indaga i reati contro la Pubblica Amministrazione. Noto in tutta Italia per il suo conflitto con il collega Henry John Woodcock sul caso Consip.

Il primo confronto di merito tra le due candidature avviene nella seduta del Plenum il 14 febbraio 2018 e a sostenere Mescolini è il membro togato del CSM Massimo Forciniti di “Unità per la Costituzione”, relatore di maggioranza, che ne sottolinea la lunga esperienza in diverse regioni del Paese. Mescolini è definito “un pioniere” nelle funzioni di pubblica accusa del magistrato; un pioniere che ha risolto “felicemente” le indagini su diversi casi di criminalità organizzata, omicidi, traffici transnazionali, e si occupa di materie importanti quali “la prevenzione nell’utilizzo del sistema finanziario, il terrorismo, il contrasto patrimoniale alle organizzazioni criminali”. E poi naturalmente c’è Aemilia, l’indagine a cui Mescolini lavora dal 2009 scoperchiando “la penetrazione della ‘ndrangheta nel tessuto economico e sociale dell’Emilia Romagna” dove la mafia ha mostrato il proprio volto imprenditoriale. La sua esperienza unita alle “innate e indubbie capacità organizzative” lo ha portato a scegliere con grande abilità “le tecniche investigative più efficaci al raggiungimento dell’obiettivo probatorio” e a risolvere problemi non indifferenti nella gestione delle attività nell’aula bunker di Reggio Emilia.

A preferire Alfonso D’Avino per la Procura di Reggio Emilia è invece Luca Forteleoni di “Magistratura Indipendente”, relatore di minoranza, che definisce la sua candidatura “di gran lunga prevalente” rispetto a quella del dott. Mescolini. Perché D’Avino opera nella più grande Procura italiana dove combatte la camorra, perché ha già svolto funzioni semidirettive, perché ha dieci anni di esperienza in più rispetto a Mescolini.

Un passo fondamentale del suo intervento è però bipartisan: “Stiamo parlando di due magistrati” aggiunge Forteleoni, “che danno entrambi la vita per il loro lavoro”.

D’Avino da 29 anni lotta contro la camorra campana dunque, ma a Reggio Emilia è impiantata la ‘ndrangheta, non la camorra, ed è il consigliere Piergiorgio Morosini, ex segretario nazionale di Magistratura Democratica, a spingere sulla competenza territoriale: “Stiamo parlando di una realtà molto peculiare, Reggio Emilia, dove sono emerse vicende giudiziarie di grandissimo rilievo” e Mescolini ha vissuto in questa regione “una esperienza professionale irripetibile, per la qualità e la quantità delle imputazioni convogliate nel processo Aemilia. Ha lavorato fianco a fianco con la polizia giudiziaria del territorio e la sua presenza al vertice della procura di Reggio Emilia in questo momento darebbe grande continuità e completezza al lavoro svolto in questi anni”.

Per pareggiare i conti interviene anche il consigliere del CSM Lorenzo Pontecorvo, della stessa corrente “Magistratura Indipendente” di Forteleoni: “Ma signori, scusatemi, c’è un procuratore aggiunto di Napoli con dieci anni di anzianità in più e un magistrato con dieci anni in meno che non ha mai svolto una funzione semidirettiva. Non venite a convincermi che questo magistrato è preferibile al procuratore aggiunto di Napoli”.

E’ chiaro da queste trascrizioni che l’accordo non si trova e lo stesso Pontecorvo chiede al Vicepresidente del CSM Giovanni Legnini di rinviare la decisione o rimandarla alla Commissione per una valutazione “più serena”. Quattordici voti a favore del rinvio: se ne parlerà nella prossima seduta.

Ma il 21 febbraio siamo da capo ed è il consigliere Luca Palamara che chiede un nuovo rinvio accolto dal Plenum. Nelle successive sedute neppure se ne parla di Reggio Emilia: silenzio per altri quattro mesi e mezzo, fino al 4 luglio, quando all’inizio della riunione si alza il consigliere laico Paola Balducci di SEL e dice: “Nella commissione di cui ero Vicepresidente, quindi parliamo di tanto, troppo tempo fa, la decisione per la Procura di Reggio Emilia era già stata presa. Ma ancora oggi quel posto è sguarnito e là si sta svolgendo uno dei processi più delicati del paese, Aemilia. Tanti si lamentano che questo Consiglio fa passare troppo tempo tra il momento in cui è bandita l’assegnazione e quello in cui si decide la nomina. Metta a verbale che chiedo di decidere su Reggio Emilia e chiudere il discorso”.

Le fa eco Piergiorgio Morosini: “Anche io sottolineo l’importanza della decisione, perché l’assenza di un Procuratore Capo a Reggio Emilia ha effetti negativi sulla funzionalità di quell’ufficio”.

Antonio Leone del Nuovo Centrodestra non è d’accordo e chiede un nuovo rinvio che viene respinto a maggioranza: undici voti contro sette.

E’ a quel punto che il CSM tira fuori il suo asso nella manica, forse preparato con cura in quei mesi: prima della nomina alla Procura di Reggio Emilia si decide la nomina alla Procura di Parma. Il consigliere Aldo Morgigni propone per la città ducale al posto del dott. Salvatore Rustico, andato in pensione in primavera, “un magistrato qualificatissimo” proveniente dalla Procura di Napoli: il dott. Alfonso D’Avino. Proprio lui, l’avversario di Mescolini a Reggio. Approvato dal Plenum con dodici voti a favore.

Ora è tempo di decidere per Reggio Emilia, dove la poltrona di Procuratore è vacante da un anno e quei possibili “effetti negativi” destano preoccupazione. Lo stesso Morgigni richiama ciò che è ovvio: “Ora che chiaramente non c’è più la candidatura di D’Avino, che io sostenevo, non c’è più comparazione e dobbiamo valutare le motivazioni a sostegno della proposta Mescolini”. Che passa con 17 voti a favore, cinque in più di D’Avino a Parma.

Tutto è bene ciò che per il CSM finisce bene.”

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