Verità per Giulio Regeni

SULLE RIVE DEL PO, TRE STORIE DI OGGI E DI GRIMILDE. Seconda parte

Nella prima puntata di questo nostro viaggio sulle rive del Po, tra passato e presente, abbiamo accennato alla decisione della attuale Giunta comunale di Brescello di accogliere la proposta, presentata da alcuni privati, per la “realizzazione di una medio grande struttura commerciale avente una superficie complessiva pari a 2100 mq”, collocata tra le frazioni di Sorbolo Levante e Lentigione. La delibera è datata 22 gennaio 2021 ed è approvata all’unanimità dai cinque componenti della Giunta: il sindaco Elena Benassi, il vicesindaco Stefano Storchi, i tre assessori Gabriele Gemma, Giuditta Carpi, Giada Avanzi. È firmata anche dal vicesegretario Ines Sartori, che oggi però non svolge più le sue funzioni presso il Comune avendo chiesto e ottenuto un trasferimento per mobilità volontaria.

Un mese e mezzo dopo, il 6 marzo scorso, il responsabile del Servizio Uso e Assetto del Territorio, Nando Bertolini, ha espresso parere favorevole alla proposta di variante al PRG che si rende necessaria per la realizzazione del progetto. La variante, nell’apposita commissione consigliare, ha registrato il voto contrario delle opposizioni, che avrebbero preferito una pianificazione urbanistica progettata dal Comune. Ora dovrà approdare in Consiglio Comunale seguendo un iter che prevede un congruo lasso di tempo, 60 giorni, per le eventuali osservazioni di merito degli interessati.

La Giunta di Brescello ha accolto la proposta dei privati ravvisando in essa le “ragioni di evidente interesse pubblico che giustifichino il ricorso allo strumento negoziale”. Interesse pubblico legato alla nuova struttura di vendita, inserita in “una parte rilevante del territorio comunale che ne è attualmente privo”, e ai “consistenti interventi che verranno messi in atto dal soggetto attuatore per la dotazione di nuove attrezzature pubbliche nelle frazioni di Sorbolo Levante e Lentigione”.

In estrema sintesi l’accordo prevede che i privati possano costruire il nuovo centro commerciale sull’area complessiva di loro proprietà, di oltre 13mila metri quadri. In cambio realizzeranno per la comunità, oltre allo stesso centro commerciale, alcune opere (una rotonda, una pista pedonale, l’ampliamento del parco pubblico situato in un’altra zona, nei pressi del centro sociale di Lentigione).

I nomi dei privati compaiono nella proposta presentata al Comune nel dicembre 2020. È firmata dallo Studio Bo Architettura di Brescello, per conto di Sergio Bonassi, Paolo Copelli e della società Ulisse Progetti srl, con sede a Sassuolo di Modena. Sergio Bonassi, residente a Brescello, è il “soggetto proponente”, cioè il proprietario dei 13.441 metri quadri di terreno a Sorbolo Levante sui quali dovrà sorgere il centro commerciale. Massimo Goi, nella sua qualità di legale rappresentante della società Ulisse Progetti srl, è invece il “soggetto attuatore”, titolare della società che promuoverà e svilupperà il progetto, sottoscriverà la convenzione urbanistica e realizzerà le opere previste. Goi risiede a Viadana come l’altro imprenditore (se non erriamo è il fratello) Roberto Goi, titolare della 2G Costruzioni srl che realizzò nel comune sulla sponda sinistra del Po una struttura commerciale simile a quella prevista a Brescello. Ospita un supermercato Eurospin, come previsto anche a Sorbolo Levante. Roberto Goi realizzò pure in project financing, sempre in accordo con il Comune di Viadana, il nuovo Parco Rotonda Giardini inaugurato dalle autorità nel 2011 ma la sua società, la 2G, fu dichiarata fallita dopo che il Tribunale di Mantova rigettò nel settembre 2013 la richiesta di concordato preventivo.

Il terzo privato che firma la proposta, il geometra Paolo Copelli, risiede a Brescello ed è definito “soggetto interveniente”. È il proprietario dell’area di 2670 metri quadri che si trova a Lentigione, vicino al centro sociale, e che verrà ceduta gratuitamente al Comune di Brescello compensando l’incremento complessivo della superficie edificabile il cui saldo finale sarà comunque positivo per 1.310 metri quadri. La legge regionale n.24 del 2017 impone che il consumo del suolo per nuove edificazioni arrivi ad essere a saldo zero entro il 2050, ma intanto consente una quota percentuale massima di “suolo consumabile” alla quale fa riferimento la Giunta nell’approvare il progetto. Quale sia il vantaggio nella operazione del geometra Copelli, che cede gratuitamente una propria area, è rimandato agli accordi privati tra i tre soggetti che firmano la proposta, non essendo specificato nella lettera inviata dallo Studio Bo al Comune e neppure nella conseguente deliberazione di Giunta. Paolo Copelli è figlio d’arte, nel senso che anche il padre Luigi era geometra, prima al servizio dell’amministrazione comunale del paese, poi esercitando la libera professione. Alla sua scomparsa, nel gennaio del 2019, scriveva la Gazzetta di Reggio: “È morto a 88 anni il geometra Luigi Copelli, che ha vissuto da protagonista le fasi più importanti del dopoguerra, quando Brescello ha conosciuto espansione e ammodernamento. I figlio Paolo e Carlo, rispettivamente geometra e ingegnere, hanno seguito le sue orme professionali”.

Paolo e Carlo sono citati anche nelle motivazioni della sentenza Grimilde, depositate dal giudice Sandro Pecorella il 22 febbraio scorso. È il processo alla ‘ndrangheta emiliana guidata dalla famiglia Grande Aracri di Brescello che nel rito abbreviato di Bologna ha assegnato condanne ad una quarantina di imputati per oltre 200 anni complessivi di carcere.

Parlando delle profonde radici dell’associazione a delinquere nel territorio il giudice Pecorella sostiene che “la capacità d’influenza del gruppo criminale nasce da lontano” e per quanto riguarda Grimilde essa coinvolge “tutta una serie di soggetti che erano stati appena sfiorati dalla notissima indagine Aemilia”. Di fondamentale importanza, per il giudice, è quanto “emerso nel corso delle inchieste amministrative che hanno portato allo scioglimento del Comune di Brescello in anni recenti”. Pecorella definisce in particolare “importantissima” la relazione conclusiva della Commissione d’Indagine scritta nel dicembre 2015, che “offre un sinistro spaccato di Brescello e della sua amministrazione comunale almeno dei precedenti dieci anni”. Relazione, aggiunge, che rende chiaro come “il delitto di associazione a delinquere di stampo mafioso sia un delitto contro l’ordine pubblico” e, a cascata, “quanto il grado di violazione dell’ordine pubblico in questi territori sia elevato, in modo drammaticamente inconcepibile”.

Vengono citati diversi casi di abusi edilizi evidenziati dalla Commissione e sottolineato come nei confronti di questi abusi l’inerzia delle amministrazioni comunali sia stata “assoluta”. Due vicende in particolare vengono richiamate dal giudice Pecorella perché, pur non trattandosi di abusi edilizi in senso stretto, rivelano “una gestione dei fondi pubblici a favore della realtà criminale” e “il grado di penetrazione nella società civile dell’associazione a delinquere”. Si tratta della sede locale dell’Avis, realizzata nel 2015 all’ultimo piano di un immobile comunale che ospita una scuola. L’operazione è costata al Comune 25mila euro di cui circa la metà “se ne sono andati in fatture emesse dalla Eurogrande Costruzioni srl, storica società di Grande Aracri Francesco (poi soggetta a confisca definitiva), al quale i lavori erano stati assegnati tramite l’Onlus senza alcun procedimento di evidenza pubblica”.

L’altra vicenda è definita, dal punto di vista patrimoniale, “molto più grave per le casse comunali”. Si tratta della realizzazione del Circolo Tennis Club, che “ha visto di fatto il Comune pagare direttamente quello che avrebbe dovuto essere pagato dal soggetto privato”. In questo caso “il coinvolgimento dei Grande Aracri è solo sospettato” dice Pecorella, ma resta il fatto che il “Comune di Brescello ha pagato tutto quello che non avrebbe dovuto pagare e non ha fatto nulla per recuperare il credito”. Anche qui l’esecuzione delle opere è stata fatta “senza alcun ricorso a procedimenti di evidenza pubblica” e la scelta è stata compiuta “direttamente dal direttore dei lavori, geometra Copelli Paolo, che ha gestito diverse pratiche edilizie per conto di Grande Aracri Francesco e altri suoi famigliari”. Peraltro, aggiunge Pecorella, la persona che ha gestito la sede dell’Avis di cui si è parlato prima è il fratello di Paolo, Carlo Copelli. Le principali ditte che hanno eseguito i lavori nel Circolo Tennis, aggiunge il giudice, non risultavano avere mai avuto alcun dipendente e alla data di conclusione dei lavori, nel 2007, risultavano già cancellate dall’apposito albo.

“In sostanza” conclude il giudice Sandro Pecorella dopo queste ricostruzioni storiche, “il Comune di Brescello ha pagato dove non avrebbe dovuto pagare, non ha scelto a chi pagare, e non sa a chi ha pagato”.

L’auspicio che gli errori del passato non condizionino anche il futuro sta in un passaggio puramente suggestivo della sentenza, dove si fa riferimento al ciclo di affreschi di Ambrogio Lorenzetti che adorna il Palazzo Pubblico di Siena. Dipinti nel XIV secolo, dovevano ispirare l’operato dei governatori, mettendo in mostra gli “Effetti del buono e del cattivo governo”.

Dice Pecorella: “Si tratta di raffigurazioni notissime nella storia dell’Arte, insegnate in tutte le scuole con funzione (piace ritenerlo alla persona che scrive) di educazione delle future generazioni. La lettura della relazione della Commissione pare il contraltare amministrativo di tale allegoria, ovviamente declinata solo verso gli effetti del Cattivo governo, che tollera e protegge la protervia del forte e del violento”.

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